Il Salento è quel bellissimo territorio nel sud della Puglia, fatto di coste idilliache, vasti uliveti e borghi bellissimi tra cui Oria, considerata la sua porta d’ingresso. La cittadina sorge tra la provincia di Lecce e quella di Brindisi e si presenta ai visitatori come un vero scrigno di tesori, grazie al suo importantissimo patrimonio storico-artistico. Oria è infatti una cittadina molto antica, le cui origini affondano nel 1200 a.C. quando a fondarla furono i cretesi che raggiunsero le coste pugliesi per ripararsi da una violenta tempesta. Da allora molti sono i popoli che hanno governato Oria, dai Romani ai Bizantini fino ai Normanni e agli Svevi. Fu Federico II di Svevia a regalare a Oria il suo monumento simbolo, il cosiddetto “Vascello Natante dell’Aria“: si tratta di un magnifico Castello che domina dall’alto tutta Oria, custodendo tra le su mura storie e tristi leggende tutte da scoprire.
Cosa tratteremo
Alla scoperta del Castello di Oria
Chiunque si rechi a Oria, non può non restare affascinato dall’imponenza del Castello che si staglia in tutta la sua bellezza, con il suo aspetto medioevale che lo rende una delle fortezze più belle di tutta la regione. È soprannominato anche “Vascello Natante dell’Aria” perché una delle sue torri, la Torre del Salto, sembra proprio la prua di una colossale nave in pietra.
Il Castello di Oria sorge su una piccola altura a 166 m. di altezza e si presume sia stato costruito tra il 1225 e il 1233, per volere di Federico II di Svevia. A tal proposito, secondo alcuni studiosi, il Castello risalirebbe a tempi ben più antichi, sviluppandosi poi con i normanni, grazie ai quali i bizantini furono scacciati dalla Puglia. In ogni caso le modifiche più importanti alla fortezza sono state apportate proprio da Federico II, che peraltro qui celebrò la sua unione con Jolanda di Brienne.
Il Castello di Oria vanta comunque una storia di 8 secoli, che è dunque andata oltre Federico II: molte famiglie illustri hanno occupato la fortezza (si pensi ad esempio al re Ferrante d’Aragona, a Maria d’Enghien o Isabella di Chiaromonte), apportando di volta in volta delle modifiche. Non a caso il Castello di Oria presenta un piacevole mix di stili architettonici: ad esempio il mastio è di epoca normanna, seppure in seguito è stato rivisitato e presenta alla basa la tipica scarpatura realizzata per impedire l’assalto nemico al castello, che così poteva essere difeso meglio. C’è poi la Torre Quadrata che invece risale al periodo svevo, con tanto di fori ben visibili che permettevano la difesa con gli archi, mentre le altre due torri (la Torre del Salto e la Torre del Cavaliere) sono di epoca angioina e presentano degli eleganti beccatelli e un camminamento di ronda decorato con merlatura guelfa.
Dal cortile del castello, ossia la Piazza d’Armi che poteva accogliere fino a 5000 soldati, si può accedere alla bella Cripta dei SS. Daria e Crisanto, gli antichi patroni di Oria: oltrepassando quelle che erano le colonne di un’antica chiesa bizantina, si supera una scalinata fino ad entrare in questa chiesetta scavata nella roccia tra l’850 e l’895. Fu il vescovo Teodosio a volerla per accogliere alcune reliquie di santi ricevute dal pontefice Stefano V.
Le misteriose leggende del Castello di Oria
Restando in quella che era la Piazza d’Armi del Castello di Oria, si scorge un altro ambiente ipogeo che, secondo alcune fondate teorie, sarebbe stato l’accesso a una via di fuga che avrebbe portato al di fuori del castello. In molti ritengono che addirittura si nasconda qui una sorta di tunnel che porta direttamente al Castello di Torre Santa Susanna, distante da Oria 8 Km: c’è chi pensa che questo ambiente ipogeo raggiungesse addirittura Brindisi, lontana ben 35 Km.
Osservando il Castello di Oria, a colpire sono soprattutto le sue torri, i cui nomi custodiscono aneddoti e oscure leggende. Ad esempio la Torre del Cavaliere è stata chiamata così in quanto si presume che al suo interno gli armigeri si armassero prima della battaglia incombente. La Torre del Salto invece rivela la leggenda di una fanciulla che, pur di non maritarsi con il suo promesso sposo assai più anziano di lei, decise di porre fine alla sua vita gettandosi proprio dalla torre.
A proposito di fanciulle, si narra che lo spettro di una certa Bianca Guiscardi aleggi ancora tra le camere del Castello di Oria: si racconta che la ragazza, assai bella e desiderata, si fosse pugnalata al cuore proprio nella fortezza per sfuggire ai suoi persecutori, mandati alle sua calcagna da parte di un nobile signorotto del posto.
C’è però un’altra leggenda che aleggia sul castello e riguarda la storia della sua costruzione: pare infatti che all’inizio non si riuscisse a portare a termine l’edificazione della fortezza a causa di continui cedimenti. Allora, come era uso in quei tempi, si decise di consultare dei maghi, i quali dissero che per terminare l’opera serviva il sacrifico di una fanciulla vergine. Furono ascoltati e così il sangue di una bambina fu versato sulle fondamenta del castello, tra le urla disperate della madre che finì per lanciare una maledizione: “possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato”. Da allora non è raro, in certe giornate, ritrovare la cittadina salentina avvolta da una leggera coltre di nebbia.