Come disse Ungaretti, “Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare”.
Tra le varie particolarità che ci offre la subregione della Puglia, ai più conosciuta come lo Sperone d’Italia, non si possono non menzionare i famosi trabucchi del Gargano.
Guardando queste strane architetture in legno non possiamo evitare di domandarci quale sia la loro origine e la loro funzione.
Cosa tratteremo
Trabucchi del Gargano: la storia
Le origini del trabucco sembrano risalire a più di 2000 anni fa, attribuibili al genio ingegneristico dei Fenici. Queste particolari palafitte dall’aspetto esile, costruite in legno di pino d’Aleppo, altro non sono che antichi strumenti di pesca costruiti dagli artigiani locali allo scopo di agevolare i pescatori durante i periodi di mal tempo. Uscire in mare con le barche in passato era rischioso, sia per la possibilità di naufragare durante una tempesta, sia per il rischio di essere attaccati dai pirati.
A differenza di quelli sparsi sulle coste abruzzesi e molisane, i trabucchi garganici sono direttamente ancorati alla roccia e sono molto diffusi lungo tutta la costa tra Vieste e Peschici.
I trabucchi tradizionali sono stati adoperati fino agli anni ’40, per essere poi gradualmente soppiantati da imbarcazioni che meglio si adattavano alle operazioni di pesca, quelli che oggi chiamiamo pescherecci.
Ormai abbandonati dai loro originari abitanti, alcuni sono rimasti silenti testimoni della loro antica storia, altri sono stati spazzati via e ad altri ancora è stata donata una nuova vita.
Grazie a chi li ha ripristinati per riproporre la pesca tradizionale e a chi ne ha fatto romantici ristorantini in cui gustare dell’ottimo pesce appena pescato, i trabucchi sono stati riconosciuti, in seguito alla legge regionale approvata il 27 gennaio 2015, come patrimonio della regione Puglia e aggiunti alla lista di beni storici e ambientali.
La loro struttura consiste in una particolare struttura composta da una piattaforma protesa sul mare da cui si allungano, sospesi a qualche metro di altezza, due o più bracci chiamati antenne. A questi viene appesa una grande rete a maglie strette chiamata trabocchetto. Questo, sfruttando il favore delle correnti marine, intrappola i pesci. C’è chi sostiene che la loro forma ricordi quella di un ragno che tesse la tela.
Il termine “trabucco”, inoltre, sembra sia di derivazione latina, precisamente dal termine trabs, trabis che significano legno, albero o trave.
Dove si trovano oggi i trabucchi?
Come abbiamo accennato pocanzi, i trabucchi percorrono per lo più il tratto di costa adriatica che va da Vieste a Peschici.
Per citarne alcuni, sulla costa ovest di Peschici ne troviamo uno noto come il Trabucco di Monte Pucci, aggrappato all’omonimo promontorio. A est, invece, nella splendida baia di San Nicola troviamo il Trabucco di San Nicola che la fa da padrone sulle sue punte rocciose.
Proseguendo verso Vieste abbiamo il Trabucco dell’Isola della Chianca, collocato difronte alla spiaggia di Scialmarino. A est di questa, invece, sulla penisola di Porticello, troviamo i trabucchi di Porticello o Scialmarino, e il Trabucco Tufara. E poi ancora, sempre in direzione Vieste, il Trabucco Molinella, di Punta Lunga e il Trabucco di San Lorenzo, più vicino all’area urbana. Vicino al porto di Vieste è situato il Trabucco del Faro, oggi considerata un’attrazione turistica molto in voga, mentre dietro al monastero di San Francesco si erge l’omonimo trabucco, considerato tra i più antichi di tutta l’area garganica.
Trabucchi e curiosità
Come abbiamo capito, i trabucchi sono complesse strutture formate da piattaforma, bracci e un complesso sistema di cavi e carrucole. Saperli costruire, mantenere e farli pescare è un mestiere che richiedeva un certo numero di capacità e di tecniche purtroppo oggi andate perdute. Coloro che se ne occupavano erano chiamati i trabuccolanti, figure a cui oggi si guarderebbe con lo stesso rispetto e ammirazione con cui si guarda a un rinomato architetto.
La tecnica della pesca, detta appunto “a trabucco”, prevede l’uso della suddetta rete, capace di immagazzinare quotidianamente quintali di pesce. L’operazione di cattura era agevolata dall’attività passiva dei due grandi bracci, i quali si alzavano e abbassavano ripetutamente seguendo il ritmo delle acque. Quando il trabucco non era in fase di pesca, la rete era issata sul ponte per poi essere calata nuovamente in mare poco prima della ripresa dell’attività.
Programma un viaggio nel Gargano per ammirare queste affascinanti strutture del passato. Per qualche consiglio in più, leggi anche: Ferrovie Del Gargano: Le Mete Da Non Perdere Se Viaggi In Treno