Viaggiare in Salento significa fare il pieno di arte, di storia, di tradizioni ancestrali e di sapori antichi. Ogni borgo di questo splendido lembo di terra pugliese custodisce un suo patrimonio culturale tutto da scoprire e da vivere.
Il volto autentico del Salento trova espressione soprattutto nelle coloratissime sagre e feste, dedicate ai santi patroni oppure ai prodotti tipici. Ebbene nel piccolo comune di Ortelle si svolge un evento che unisce sacro e profano e si tratta della Fiera di San Vito. Scopriamo di più!
Cosa tratteremo
Le origini della Fiera di San Vito a Ortelle
Ortelle è un piccolissimo paese situato nel cuore del Salento, a poca distanza da alcune località simbolo della zona, ossia Lecce, Santa Maria di Leuca e Castro. Il suo nome deriva dal termine hortelle, che significa appunto piccoli orti. In effetti Ortelle ancora oggi preserva l’anima rurale che l’ha sempre contraddistinta sin dalla sua nascita. Qui i signori di Castro vi si rifugiavano per godersi una sorta di eremo bucolico. Anche se nel 1537 fu l’arrivo dei saraceni a spingerli ad allontanarsi dalla costa.
Ortelle, rispetto ad altre cittadine salentine, ha un’architettura tipicamente rurale, tra stradine che si tramutano spesso in tratturi, tipici bassi all’altezza della strada e qualche edificio più importante che mantiene sempre una certa sobrietà e linearità. È questa la cornice che fa da sfondo alla Fiera di San Vito, considerata la festa regionale più importante non solo del Salento, ma dell’intero sud Italia. Se ne parla persino in un antico documento del 1781, dove si descrive questa fiera alla quale partecipavano i mercanti provenienti da tutto il circondario, con lo scopo di acquistare o vendere merci (chiamate “paniere di San Vito”).
Il Maialino Or.Vi di Ortelle
La Fiera di San Vito a Ortelle non è altro che una di quelle feste molto antiche ricche di tradizioni e usanze, rispolverate per volontà dei Borbone al fine di dare una spinta all’economia locale. A Ortelle, grazie alla fiera, si è riusciti anche a rilanciare uno dei prodotti tipici del luogo, ossia il maialino allevato solo ed esclusivamente in questo borgo salentino, rinominato infatti Maialino Or.Vi. (in riferimento a Ortelle e alla sua frazione di Vignacastrisi).
Si tratta di una sorta di razza autoctona. L’allevamento è regolato da un preciso disciplinare sin dalle primissime fasi. Dalla scelta del maialino alla sua nutrizione a base di sfarinati di cereali, legumi e mirto.
Una fiera ricca di gusto ed eventi
La Fiera di San Vito e del maialino Or.Vi. di Ortelle si svolge solitamente la quarta domenica del mese di ottobre, in piena stagione autunnale. Il clou della festa, che dura ben quattro giorni, si svolge nei pressi della Chiesa dei Santi Vito e Marina, situata poco fuori dal centro di Ortelle. L’edificio è molto sobrio, ingentilito su un fianco da una serie di arcate cieche. All’interno si trovano delle sepolture risalenti all’800, mentre nei sotterranei sono ancora visibili resti di colonne e affreschi legati all’antico sito rupestre su cui è stata costruita la chiesa.
Nel vasto spiazzo antistante, incastonato tra la stessa chiesa e la Cripta della Madonna delle Grotte, sono sistemati i gazebo delle centinaia di espositori e produttori, dove degustare il Maialino Or.Vi. cucinato secondo la tradizione oppure in originali preparazioni gourmet. Si possono in particolare degustare:
- spiedini,
- pancetta e salsicce alla brace,
- porchetta, costate e capocollo,
- panini,
- gnummareddhi,
- sanguinaccio
- il tradizionale maialino ‘ndilissato condito con limone, pepe e sale.
Il tutto è innaffiato con birra o vini salentini, tra i quali le eccellenze vitivinicole del primitivo e del Negroamaro.
La Fiera di San Vito a Ortelle allieta i visitatori non solo con degustazioni e show cooking, ma anche con mostre fotografiche, convegni, dibattiti su temi cari al territorio (in particolare turismo e ambiente), musica tradizionale e ovviamente celebrazioni religiose in onore di San Vito.
Cosa vedere a Ortelle
La Fiera di Ortelle è l’occasione giusta per conoscere una parte di Salento poco turistica, ma decisamente più autentica. La stessa Cripta della Madonna della Grotta merita una visita per la sua struttura a tre navate e anche gli affreschi che ne decorano i tre altari, in particolare la Madonna del Bambino risalente al XV secolo accanto all’altare dei Santi Medici.
Da scoprire anche la vicina Zona Canali, antico bacino idrografico dove, tra biancospini, lecci e ulivi, si aprono cavità carsiche, inghiottitoi e voragini. Questo parco è habitat di numerose specie animali come ricci, tassi e volpi, senza dimenticare che vi nidifica il calandro.