Una meta turistica molto battuta in Salento è la Grotta Zinzulusa, situata nei pressi di Castro.
Le grotte costituiscono degli scenari naturalistici incredibilmente affascinanti, che molte persone scelgono di visitare per le particolari emozioni che sono in grado di suscitare. Le coste italiane sono costellate di queste formazioni, e in Salento si trova questa grotta davvero spettacolare. Raggiungerla è davvero semplice: è sufficiente arrivare a Castro Marina, per poi proseguire in barca o anche a piedi. Le visite durano genericamente un paio d’ore, e consentono di ammirare con calma questo sito di importanza ineguagliabile dal punto di vista paesaggistico. Il motivo per cui la Grotta Zinzulusa è così ambita dai villeggianti, infatti, risiede per la maggior parte per la sua particolare configurazione, con una bocca di dimensioni enormi che si apre su una scogliera alta 15 metri, dritta sul mare. Questo ne fa la principale grotta del Salento.
Di seguito vedremo nel dettaglio le caratteristiche di questa grotta, raccontandone la storia, tra verità geologiche e leggenda.
Cosa tratteremo
La Grotta Zinzulusa e la sua storia
Abbiamo detto che la Grotta Zinzulusa è una delle più ammirate e suggestive del Salento. In primo luogo per la posizione in cui è collocata, ma anche per altri motivi. Visitando l’interno, infatti, si possono osservare delle curiose conformazioni in pietra calcarea, che scendono dal soffitto, al quale sembrano rimanere appese come stracci, che in dialetto salentino vengono detti zinzuli. Proprio da questa peculiarità deriva il nome che è stato attribuito alla grotta. Il calcare, insieme alle stalattiti e alle stalagmiti che fioriscono tra pavimento e soffitto, assumono forme e colori molto particolari, che contribuiscono a rendere così affascinante questa meraviglia naturale.
Ma c’è di più: tra le rocce sono stati ritrovati i resti di numerose creature che si sono susseguite nel territorio abitandolo nel corso dei secoli, come l’orso delle caverne e perfino l’elefante. Un vero museo a cielo aperto, che conserva anche alcune testimonianze del passaggio dell’uomo, che frequentava la Grotta Zinzulusa già dall’epoca preistorica. Ad esempio, vennero rinvenuti lame, ceramiche e oggetti realizzati in osso, risalenti a diverse epoche antiche, che dimostrano che i nostri antenati occupavano anche le zone più profonde di questa costruzione naturale e utilizzavano il laghetto naturale che si trova al suo interno per rifornirsi di acqua.
Per molto tempo la grotta venne dimenticata, fino a che non venne riscoperta alla fine del 1700. Si dovette comunque attendere fino al 1950 perché fossero organizzati i primi lavori di riqualifica, finalizzati a ripulire il sito e metterlo in sicurezza per valorizzare tutto il suo potenziale. Nel 1957, infine, la Grotta Zinzulusa venne aperta al pubblico, che può visitarla seguendo un percorso guidato da professionisti in grado di illustrare alla perfezione ogni aspetto scientifico e rispondere a qualsiasi curiosità. Vi sono inoltre alcune aree che non possono essere visitate, ma nascondono a loro volta dei veri tesori: prolungando la cavità della grotta di ulteriori 250 metri, ospitano resti di nuove specie di fauna acquatica che prima d’ora non erano note agli studiosi.
Visitare la Grotta Zinzulusa
Il fenomeno carsico che ha dato origine alla Grotta Zinzulusa, unitamente alla continua azione erosiva delle acque sorgive che vi scorrono, ha dato luogo, con il trascorrere dei secoli, a una conformazione incredibile, che lascia i visitatori a bocca aperta, mentre ammirano quelle che sembrano vere sculture di roccia.
Dalla bocca di ingresso, la parte visitabile della grotta misura 160 metri ed è frazionata in tre sezioni. La prima, detta Conca, si raggiunge salendo uno scalone di otto metri, e si apre formando una sorta di caverna di forma ellittica, dando origine alla seconda parte, ovvero il Corridoio delle Meraviglie, il tratto più lungo della formazione. È proprio in corrispondenza di questa sezione che si trovano le curiose figure formate dal lavoro degli agenti atmosferici su stalattiti e stalagmiti, creando oggetti dai nomi molto peculiari. Sempre in questa parte della visita, si trova un laghetto, chiamato Trabocchetto, dalle acque limpidissime. A questo punto inizia il secondo tratto del Corridoio, chiamato Cripta (ma anche Duomo). Anche in questo caso si apre una caverna, ma di dimensioni più contenute, ricca di colonne in pietra calcarea. La Cripta deve il suo nome alla sua altezza, che raggiunge i 25 metri e, per molti secoli, è stata la dimora di centinaia di pipistrelli. Proprio con il loro guano venne creato un passaggio che consentisse di accedere alla Grotta Zinzulusa via terra.
L’ultimo passaggio, invece, è il Cocito, un laghetto ipogeo che in realtà è un vero sistema subaqueo. Questo punto rappresenta quello di massima meraviglia che la grotta offre a chi non si accontenta di riservarle uno sguardo fugace dal mare ma decide di esplorarne le profondità.