Nel cuore del Parco Naturale Regionale Terre delle Gravine sorge un piccolo gioiello in pietra: è Massafra, una cittadina nella provincia di Taranto incastonata a 110 m di altezza in un paesaggio selvaggio costituito dalle gravine delle Murgia Tarantina, ovvero canyon profondi che fendono l’aspro terreno calcareo.
In questo suggestivo scenario, Massafra stupisce i visitatori con le sue architetture religiose e civili, ma anche con la sua cultura e tradizioni ancestrali che si fondono con la leggenda, proprio come succede con il cuonzo, considerato il pane di Massafra.
Cosa tratteremo
Cosa vedere a Massafra
Il centro di Massafra è spaccato in due dalla Gravina di S. Marco, con una serie di ponti che congiungono le due sponde, regalando scorci spettacolari sul territorio circostante. Il paesaggio è attraversato dal fiume Bradano e punteggiato da macchia mediterranea e querce.
La cittadina affonda le origini in tempi lontanissimi: i resti degli insediamenti rupestri di epoca neolitica e bizantina hanno, infatti, reso Massafra la “Tebaide d’Italia”. Molti resti rinvenuti nel territorio, tra cui ceramiche micenee, dimostrano i rapporti dell’antica Massafra con il mondo ellenico. Le prime fonti certe riguardanti la città risalgono al 900 d.C. e viene citata come dominio di Taranto. Con l’arrivo dei normanni alla fine dell’XI secolo l’importanza di Massafra crebbe, fino a culminare con Federico II di Svevia prima e gli Angioini poi.
Il monumento simbolo di Massafra è il suo imponente Castello, sede peraltro del Civico Museo Storico Archeologico dedicato al mondo agricolo del passato. Del Castello sono visitabili la scuderia, il fienile, i magazzini, l’armeria, oscure prigioni e una cappella dedicata a San Lorenzo. Pare esistano anche passaggi segreti che dal Castello portino, come una sorta di via di fuga, fino al mare.
Passeggiando per il pittoresco centro storico di Massafra, la cui bellezza incantò persino Pierpaolo Pasolini che vi girò infatti alcune scene della pellicola “Il Vangelo secondo Matteo”, si incontrano edifici di grande pregio come la Torre dell’Orologio con campane del ‘700 e il Municipio in Piazza Garibaldi.
Tra gli edifici religiosi più belli di Massafra non si può non citare il settecentesco Santuario della Madonna della Scala, raggiungibile salendo ben 125 scalini con vista sull’omonima gravina: all’interno della chiesa barocca si possono ammirare splendidi dipinti, primo fra tutti quello dedicato alla Madonna della Scala.
Altrettanto incantevole è il Santuario della Madonna di Tutte le Grazie risalente alla metà del ‘600: la leggenda narra che la chiesa sia stata costruita sul luogo in cui la Vergine Maria apparve a una ragazza di Massafra.
Il miracolo di Gesù Bambino e il Pane di Massafra
Il rione Gesù Bambino è la zona più caratteristica di Massafra e proprio qui sorge un luogo a cui i cittadini sono assai legati, ossia il Santuario di Gesù Bambino, dove è custodita una statua raffigurante proprio Gesù Bambino. Si narra che nel 1846 una donna si ritrovò a pregare per la salute del marito davanti a questa stessa statua da lei precedentemente acquistata, fino a quando quest’ultima cominciò a trasudare, con tracce di sangue rinvenuto in seguito. Questo evento miracoloso portò alla costruzione nel 1850 del santuario e di un convento francescano.
La presenza a Massafra di numerosi santuari e chiese testimonia la profonda fede della cittadinanza e la storia del cuonzo non fa altro che confermarla ulteriormente. Si tratta di un pane, preparato con ceci, grano e semi di finocchio, distribuito ai fedeli in occasione della festa patronale della Madonna della Scala a maggio. Questa tradizione è molto antica e risale almeno al 1776, come scrive Vincenzo Gallo: l’avvocato racconta che il cuonzo veniva donato quando, nel corso della processione (che all’epoca si svolgeva nella prima domenica di settembre), la statua della Madonna della Scala sostava in un luogo chiamato Montirrone del Cuonzo.
A quel tempo questo pane di Massafra era preparato con grano, olive e uva e andava a sostituire la carne di cervo, ormai scomparso dal territorio. Secondo la leggenda, infatti, in occasione della festa in onore della Vergine Maria, comparivano due cerve, una più grande e l’altra più piccola: l’animale più grande poi soleva volontariamente buttarsi dal precipizio, con le sue carni che miracolosamente si spargevano tra i fedeli di Massafra. Quando i cervi non comparvero più, la loro carne fu sostituita con il cuonzo, la cui preparazione nel tempo vide la sostituzione delle olive e dell’uva con semi di finocchio e ceci. Il significato di questa tradizione sta nel rinnovato legame tra la Vergine Maria e il popolo di Massafra, dunque tra Dio e l’Uomo.